La ciliegia è il frutto del ciliegio (Prunus avium). La pianta domesticata è stata ottenuta da ripetute ibridazioni della specie botanica.
Il nome cerasa presente in diversi dialetti italiani, così come quello portoghese, francese, spagnolo, rumeno e inglese, deriva dal greco κέρασος (kérasos) e da qui dal nome della città di Cerasunte (o meglio Giresun), nel Ponto (l’attuale Turchia) da cui, secondo Plinio il Vecchio, furono importati a Roma nel 72 a.C. da Lucio Licinio Lucullo i primi alberi di ciliegie[1].
Il frutto può nascere da due diverse specie botaniche. Da una parte il ciliegio dolce (cosiddetto Prunus avium), che produce le ciliegie che siamo abituati a consumare come frutta fresca. Dall’altra il ciliegio acido (Prunus cerasus) che produce amarene, visciole o marasche, genericamente definite come ciliegie acide. In questo articolo si descrive la ciliegia propriamente detta, frutto del prunus avium.
La ciliegia, normalmente sferica, di 0,7-2 centimetri di diametro, può assumere anche la forma a cuore o di sfera leggermente allungata. Il colore, normalmente rosso, può spaziare, a seconda della varietà, dal giallo chiaro del graffione bianco piemontese al rosso quasi nero del durone nero di Vignola. Anche la polpa assume colorazione e consistenza diverse a seconda della varietà e passa dal bianco al rosso nerastro nel primo caso e dal tenero al croccante nel secondo caso. Il gusto è dolce, mai stucchevole, con punte di acidulo.
La ciliegia matura nel periodo primaverile-estivo e contiene un solo seme duro, color legno.
In italia sono principalmente diffuse due categorie di ciliegie: i duroni, più grandi e scuri, e le tenerine, più chiare e piccole.